(a cura dell'Associazione Consequor per la Vita Indipendente*)
«Un programma e un lavoro congiunto, che possa essere
raccolto da persone volonterose, in modo da giungere - in tempi ragionevolmente
brevi - a un incontro di tanti soggetti individuali e gruppi che parlino
esclusivamente di Vita Indipendente autodeterminata e autogestita per le
persone con disabilità»: è questo il senso fondamentale della proposta di
Consequor, associazione piemontese forte delle esperienze direttamente maturate
per tanti anni dai propri componenti, che non guarda certo a una nuova
associazione, ma a un vero e proprio "Coordinamento Nazionale",
necessario per rendere esecutive le decisioni e le volontà di ogni gruppo o
associazione e che prenda avvio dalle buone prassi già applicate in Piemonte e
nel Friuli Venezia Giulia. Il tutto in attesa dell'ormai imminente Terza
Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità di Torino, con l'auspicio
che durante tale appuntamento possa emergere qualche soluzione concreta
«Tralasciando il fatto che il tempo a disposizione sarà poco, che
non sarà esclusivo e che diversi gruppi di lavoro saranno collegabili,
includibili e patrimonio dell'importante realtà che rappresenta la Vita
Indipendente per le persone con disabilità (che non potrebbe mai, comunque,
essere racchiusa in mezzo pomeriggio), riteniamo necessario nonché
significativo riportare le nostre forti convinzioni e il punto di vista di
Consequor per quanto concerne la Vita Indipendente autogestita e
autodeterminata».
Ci scrivono così i componenti del Consiglio Direttivo dell'Associazione
Consequor
per la Vita Indipendente, in vista dell'ormai prossima Terza
Conferenza
Nazionale sulle Politiche della Disabilità
(Torino, 2-3 ottobre), aggiungendo che tale
documento riflette «le nostre esperienze, direttamente maturate, oltre
che realmente e concretamente vissute in prima persona in tanti anni di
Vita Indipendente autodeterminata e autogestita, di integrazione e inclusione
attiva e propositiva nel tessuto sociale, nonostante le forti limitazioni funzionali
di parecchi di noi. Testimonianze, queste, che ci hanno permesso di capire e
sostenere un modo culturalmente innovativo di
considerare la Vita Indipendente per le persone con disabilità e di proporre
già nel 2001 un percorso normativo decisamente preciso e differenziato. Questo,
in Piemonte, ha consentito di proporre, negoziare, ottenere e mantenere con
entrambe le Amministrazioni Regionali che si sono succedute in questi otto anni
risultati specifici ed esclusivi (i 185
progetti personalizzati sono un evidente risultato), che si sono avuti
solamente in pochissime altre zone d'Italia - sostanzialmente nelle Regioni
Piemonte e Friuli Venezia Giulia - dove cioè la Legge 162/98 è
stata considerata e correttamente applicata e in particolare il comma 1-ter di
essa, norma sicuramente migliorabile, ma innegabilmente
esistente».
Ben volentieri, dunque, diamo spazio a questa riflessione, che prende le
mosse anche da un nostro precedente contributo curato da Dino
Barlaam dell'Agenzia Vita Indipendente (AVI)
di Roma (lo si legga cliccando qui).
(S.B.)
Con la presente desideriamo porre all’attenzione alcune considerazioni, anche
in riferimento all’articolo con le proposte dell’amico Dino Barlaam
[Quanto e come si parlerà di Vita Indipendente a Torino?,
disponibile cliccando qui,
N.d.R.], al quale rinnoviamo la nostra stima e il nostro apprezzamento per
il nuovo, ulteriore tentativo di ricercare un percorso unitario nazionale allo
scopo di affrontare insieme la complessità delle difficoltà che sono legate al
Progetto Sociale di Vita Indipendente autogestita e autodeterminata.
L’occasione costituita dall'imminente Terza Conferenza Nazionale sulle
Politiche della Disabilità di Torino è utile per un approfondimento del tema,
ma i tempi - per un confronto serio che porti alla stesura di un documento
unitario - sono ormai troppo stretti. Perciò, come Associazione Consequor,
all’unanimità abbiamo scelto di partecipare all’evento di Torino in autonomia, per
raccontare le nostre esperienze individuali di Vita Indipendente,
per testimoniare la positività della scelta in favore di un intervento
economico sociale diretto autodeterminato e autogestito. Inoltre, è nostra
convinzione che la Regione Piemonte sia l’Istituzione Locale, sul territorio
nazionale, che meglio abbia recepito la filosofia e la possibilità
reale di concretizzare una Vita Indipendente e Autonoma a tutti coloro
che intendano valorizzare le proprie residue abilità.
La Regione Piemonte, infatti, con una Delibera dedicata e un finanziamento
mirato [DGR n.
32-6868, 5 agosto 2002, N.d.R.], già dal 2002 a tutt’oggi
consente e garantisce - nella loro specificità normativa ed economica -
l’attuazione di 178 progetti di Vita Indipendente autodeterminati e
autogestiti, ciascuno dei quali dà lavoro almeno ad un numero uguale
di assistenti personali, per i quali vengono versati i contributi previdenziali
relativi alla busta paga, mentre i lavoratori, a loro volta, versano le imposte
relative al loro reddito.
Si può affermare, quindi, che un progetto personalizzato di Vita Indipendente
sia in grado di creare posti lavoro, di offrire
soddisfazione alle necessità primarie e
non della persona con disabilità e non ultimo di dare alla società una
restituzione positiva non soltanto in termini economici. Tutti i
progetti sono gestiti dai soggetti richiedenti sotto la propria responsabilità,
con il controllo e la supervisione degli Enti Gestori territoriali, i quali ne
valutano la validità ed erogano la parte economica. In base ai propri
regolamenti, poi, essi richiedono e ricevono la rendicontazione della
spesa cui viene allegata una relazione annuale sui risultati raggiunti e le
difficoltà riscontrate nella conduzione del progetto.
Nel dettaglio, la domanda di un progetto di Vita Indipendente viene presentata
all’Ente Gestore di competenza e deve contenere l’indicazione delle proprie
condizioni fisiche e delle proprie necessità, sulla base delle quali viene
richiesta la parte economica corrispondente a un progetto individuale, per
condurre una vita possibile e sostenibile, da realizzare con il supporto di uno
o più assistenti personali liberamente scelti dal richiedente. Gli assistenti
personali non devono avere requisiti o competenze specifiche, ma saranno formati
direttamente dall'interessato all’aiuto, secondo le proprie specifiche
necessità. Il progetto di Vita Indipendente, affinché sia approvato, deve
inoltre contenere i requisiti indicati dai criteri previsti dalla Delibera
Regionale e rispettare le Linee Guida allegate alla stessa.
Questo è il frutto di un lavoro serio e concreto, svolto, nell’arco di questi
anni, con la Regione Piemonte, gli Enti Gestori,
l’Associazione Consequor, la FISH Piemonte (Federazione
Italiana per il Superamento dell'Handicap) e altri amici interessati. Siamo
certi comunque che tutto ciò debba essere aggiornato e adeguato alle
continue nuove esigenze e alle situazioni diverse che si presentano
periodicamente, così come riteniamo indispensabile una semplificazione
amministrativa che eviti quella pratica di voler “burocratizzare”
qualunque situazione, anche la più semplice. Occorre insomma facilitare e
diffondere la "buona prassi" insita in un progetto personalizzato di
Vita Indipendente che va in soccorso ai problemi di disabilità personali sempre
differenti. Per questo è stato attivato - presso l’Assessorato alle
Politiche Sociali della Regione Piemonte - un tavolo di lavoro al quale
partecipano funzionari preposti, Enti Gestori, le Associazioni Consequor e FISH
Piemonte e altre persone interessate alla Vita Indipendente.
La Regione Piemonte, con rinnovata ed esclusiva Delibera, ha stanziato, a
tutt’oggi, un importo pari a 2 milioni e 800.000 euro a favore
di 178 Progetti di Vita Indipendente già in essere; inoltre, si prevede la
possibilità, per gli Enti Gestori, di poter richiedere ulteriori finanziamenti,
a fronte di nuovi progetti autodeterminati, da essi già anticipati. La Delibera
Regionale per il 2009 conferma i criteri di accesso al finanziamento per la
Vita Indipendente, nonché le Linee Guida che indirizzano gli Enti Gestori nelle
valutazioni dei singoli Progetti, affinché autodeterminazione e
motivazioni personali siano gli elementi primari e necessari verso una
giusta integrazione e un doveroso inserimento nella società, che la persona
disabile può chiedere e deve poter ottenere.
Soprattutto siamo convinti che la "Vita Indipendente" e
l’"Assistenza" rappresentino la "medaglia alla civiltà" di
uno Stato Sociale e che le due facce diverse della stessa siano il
"Diritto" e il "Dovere" cui tutti i cittadini
devono rispondere con un "dare-avere", in un susseguirsi di azioni
in libera concorrenza fra assistenza ricevuta e partecipazione personale da
restituire. La Vita Indipendente non è "utopia", perché
l’utopia non è più tale se anche soltanto dei piccoli progetti diventano
realtà, andando a soddisfare piccole o grandi esigenze quotidiane e concorrendo
quindi a trasformare una "filosofia" di vita in vita
"vissuta".
L’Associazione Consequor e noi del Consiglio Direttivo riteniamo che la realtà
del Piemonte - in materia di Vita Indipendente - sia da tenere in alta
considerazione, per affrontare un dibattito corretto e
intellettualmente onesto fra tutti gli amici sparsi sul territorio nazionale
che ritengano la scelta della Vita Indipendente autogestita un valore aggiunto
all'autodeterminazione nelle scelte della propria vita. Qualunque situazione e
realtà amministrativa in materia oggi esistente è sicuramente migliorabile, nel
rispetto, comunque, delle situazioni sociali del Territorio-Italia. Riteniamo
altresì indispensabile definire e riconoscere quale linea di confine
debba essere eretta, ovvero quale collaborazione debba intervenire
perché Assistenza, Vita Indipendente e Sanità siano
accessibili e utili al "disabile" che vuole essere "abile"
per ciò che egli "è" e non per quello che "non è", secondo
valutazioni attribuite da misteriosi punteggi a percentuali.
Debbono dunque essere ricercati - sul territorio e poi inseriti in
ambito nazionale - gli strumenti legislativi e giuridici più confacenti, più
idonei, perché le responsabilità pubbliche e quelle delle singole persone si
incontrino, favorendo reciproci benefìci e interessi che siano utili a un
corretto "Stato Sociale" integrato. A nostro modo di vedere questo è
raggiungibile soltanto in presenza di un cambiamento culturale rivolto a
un comportamento sociale nuovo, in cui tutti gli attori che recitano
intorno e dentro la disabilità trovino un punto d’incontro tra voglia di
vivere e voglia di fare, all'interno di una Società viva,
intelligente nuova e priva di ipocrisia. Inoltre, laddove tutto ciò sia assente
o addirittura ignorato, dev'essere un dovere per tutti intervenire per
informare, illustrare e appoggiare un dibattito locale, affinché
questa possibilità di scelta di un supporto socio-economico diventi
un’opportunità per quanti lo richiedano.
Siamo convinti, pertanto, che il patrimonio di conoscenze culturali e
amministrative acquisito a oggi nelle Regioni italiane, in materia di Vita
Indipendente, sia da sostenere con forza per la ricerca di una
soluzione unificata, affinché la scelta di una Vita Indipendente
autogestita diventi un "diritto-dovere" per la singola persona,
esigibile sull'intero territorio nazionale. Perciò, noi crediamo che la
"Persona" debba essere il centro di ogni attenzione, di ogni discussione,
di ogni incontro e su questo riteniamo sia urgente formulare un
programma e un coordinamento di idee seguito da fatti, con i quali
diffondere e rivendicare la "Vita Indipendente" in Italia,
agganciandosi anche alla realtà europea. Un programma e un lavoro congiunto,
democraticamente espresso, che possa essere raccolto da persone volonterose, in
modo da giungere - in tempi ragionevolmente brevi - a un incontro di tanti
soggetti individuali e gruppi che parlino esclusivamente di Vita Indipendente
"autodeterminata e autogestita", perché, insieme, trasformino in una
proposta le idee e le realtà vissute e presenti; è indispensabile un
Progetto di Vita che dia la scelta per un’esistenza "indipendente e
autonoma" anche alle persone disabili, che aiuti a
superare timori e difficoltà gestionali nascoste fra le righe del progetto
stesso, timori che derivano da insicurezza, da solitudine, dalla
mancanza di comunicazione e di informazione. Occorre infine superare
la barriera delle complicazioni burocratiche date dalle valutazioni percentuali,
dalle verifiche continue e umilianti, andando oltre gli interventi
domiciliari spesso insufficienti, a volte inutili o dannosi, il tutto
condito da qualche spreco di risorse umane ed economiche.
Ebbene, questo comporta una spesa sociale sicuramente superiore a quella che
può essere indirizzata a finanziare la scelta di un aiuto economico volto
all’autonomia della persona disabile: si parla infatti di un indirizzo
unico rivolto a tutte le Regioni, affinché deliberino, sul proprio
territorio, il finanziamento di progetti di Vita Indipendente che siano
alternativi ad altri interventi socio-assistenziali. Pensiamo inoltre che le
Regioni debbano farsi carico di una richiesta specifica da rivolgere al
Governo e al Parlamento perché una legge nazionale indichi uno
stanziamento esclusivo da ripartire fra le diverse realtà locali, diretto a
finanziare tutti i progetti di Vita Indipendente.
Tutto ciò può essere organizzato all’interno di un coordinamento basato
su una "struttura leggera", non associativa, non gerarchica,
che lavori e si esprima in modo autonomo, libero da ideologie, metodi e
concezioni di assistenzialismo superati; occorre insomma creare una struttura
svincolata dalla politica di partito, perché il lavoro e l’integrazione sociale
della persona disabile non siano barattati con un "assegno sociale".
Si tratta di un "coordinamento" all’interno del quale operino persone
sempre diverse, convinte di lavorare per comunicare, sostenere e diffondere il
principio e la concretezza della Vita Indipendente; insomma, "Il"
Coordinamento non può e non dev'essere un'associazione in più,
di cui francamente non si sente proprio alcun bisogno, ma un gruppo che lavori
sotto la voce di "federazione per la vita indipendente",
costituita da persone già aderenti a gruppi costituiti o associazioni, già
operative sul progetto. Oppure si potrebbero unire le stesse realtà con la
sottoscrizione di una sorta di "Scrittura Privata", all’interno della
quale formulare un regolamento di impegni operativi, che rendano esecutive le decisioni
e le volontà di ogni gruppo o associazione. Naturalmente sarà necessario
trovare la soluzione per ottenere "anche" un'economia propria, che
renda il nuovo gruppo autonomo nelle scelte e nella realizzazione operativa.
Come Associazione Consequor, da subito, ci rendiamo disponibili
a raccogliere e diffondere tutte le idee e le soluzioni che siano già esecutive
oppure a livello di proposte in corso di discussione nelle varie
realtà locali. Noi proponiamo di partire da un attento esame e da
un'elaborazione critica dei contenuti presenti nella citata Delibera della
Regione Piemonte in cui sono evidenziati quattro elementi certi:
a) riconoscimento della volontà nella scelta di
autodeterminazione nell’assistenza;
b) riconoscimento e approvazione di progetti diversi per
necessità e finanziamento;
c) stanziamento di un finanziamento mirato e specifico;
d) precisazione di criteri di accesso al finanziamento di un
progetto di Vita Indipendente e indicazione di Linee Guida.
Crediamo altresì che non si debba parlare di "Movimento per la Vita
Indipendente" perché ci sembra che un "movimento" rappresenti un
pensiero per un’occasione legata a un problema limitato nel tempo, in un
contesto sociale particolare di storia e di costume. La
disabilità, invece, non è una moda o un costume sociale, non
è "un’influenza di stagione", bensì una condizione fisica e
sociale in cui una persona vive tutta la sua esistenza in una
posizione di debolezza rispetto ai suoi simili e a volte anche rispetto a se
stesso.
Un’ampia e approfondita discussione su tutto ciò potrebbe essere l’avvio per un
programma di coordinamento della nuova "realtà nazionale" che noi
crediamo si possa formare sulla base di intenti comuni. La nostra idea di
programma per un Coordinamento Nazionale sulla Vita Indipendente
si fonda sulla scelta di poche, ma solide certezze:
- affermare inequivocabilmente il significato di Vita
Indipendente autogestita e autodeterminata;
- definire, quindi, con quali criteri e modalità una persona
disabile - quella persona disabile - possa accedere a questa scelta di aiuto
autogestito, alternativa ad altri interventi socio-assistenziali;
- quali interventi sulla persona deve esercitare e quali
servizi può includere il progetto personale autogestito;
- quali interventi e mezzi divulgativi mettere in atto sul
territorio nazionale;
- quale forma di sostegno economico deve potersi dare il
Coordinamento per attuare le proprie attività;
- riconoscere le Delibere delle Regioni Piemonte e Friuli
Venezia Giulia come esperienze ed esempi di possibili normative pilota, che
sicuramente dovranno essere integrate da altre esperienze amministrative, in
uno spirito di collaborazione e di solidarietà con realtà più recenti o più
deboli;
- il coordinamento dovrà occuparsi esclusivamente di questa
tematica e di tutte le problematiche ad essa collegate.
Come noto, fra pochi giorni a Torino si apriranno i lavori della Terza
Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità e ci auguriamo che
non sia la solita passerella di buone intenzioni e di promesse vuote di
contenuti. Auspichiamo, invece, che almeno le persone direttamente interessate
siano propositive e disponibili a un dialogo aperto e costruttivo anche
con coloro che hanno opinioni diverse, che siano cioè vagliate e considerate
tutte le esperienze e le possibili soluzioni alternative.
Spesso si sente parlare di stanziamenti e di fondi per la non autosufficienza,
ma noi crediamo che tutto ciò riguardi il tema dell’assistenza in
generale; invece, parlando qui di un'azione sociale alternativa,
dobbiamo concentrare i nostri sforzi affinché sia possibile attivare un
intervento economico "non blindato ed esclusivo", perché
tutte le richieste di progetti di Vita Indipendente personalizzata e
autogestita possano trovare una risposta positiva nelle loro
differenti unicità anche economiche. Ci auguriamo perciò che la Conferenza di
Torino - con l’indicazione di qualche soluzione concreta - ci conduca in modo
positivo a quella che sarà la Quarta Conferenza Nazionale, laddove poter
parlare di qualche risultato raggiunto e concretizzato.
*Intervento firmato "Gli amici del Consiglio Direttivo Associazione Consequor".
Ultimo aggiornamento (lunedì 28 settembre 2009 15:20)